La fine del II sec. a.C. è un momento fondamentale per la storia del santuario. L’area votiva di Marano doveva aver acquisito grande importanza nel territorio circostante, abitato dal popolo degli Arusnates: dove sorgeva l’antico rogo votivo venne infatti avviata la costruzione di un tempio in muratura tra l’ultimo quarto e la fine del II sec. a.C. Conosciamo poco della pianta di questo edificio, che giace in gran parte sotto il tempio più recente di età imperiale: si possono vedere i resti di un’aula centrale pavimentata in cementizio rosato con inserzione di tessere musive e un ambiente allungato, a sud, con un pavimento in cementizio bianco. A nord era presente uno spazio di incerta funzione, caratterizzato da un piano in lastre di calcare rosa.

L’aspetto più significativo è rappresentato dalla decorazione pittorica delle pareti, di cui sono stati recuperati in scavo moltissimi frammenti, in parte ricomposti in seguito a studi e restauro. La decorazione era nel cosiddetto “I stile pompeiano”, una tecnica pittorica che mirava ad imitare le murature monumentali in pietra e marmo policromo dei palazzi ellenistici. Assolutamente originale è la presenza di un motivo ad onde correnti, che correva lungo tutta la porzione inferiore delle murature, e che pare possa fare riferimento alla presenza dell’acqua nel santuario.

Su una delle pareti, inoltre, era presente un testo in caratteri latini dipinti, di cui sono stati recuperati solo pochi frammenti, impossibili da decifrare: si tratta senza dubbio di un testo di carattere pubblico, forse identificabile con i Fasti di un calendario. L’esistenza di un calendario, che scandiva la vita religiosa e le attività civili della comunità, sarebbe un’importante testimonianza del rilevante ruolo religioso e politico rivestito dal santuario. La pittura nel I stile pompeiano è senza dubbio opera di maestranze specializzate di alto livello tecnico e artistico, provenienti da area centro-italica o ellenistica. La sua presenza, insieme ai pavimenti, dimostra che il progetto di ristrutturazione fu voluto da soggetti di elevato livello culturale. È verosimile che in questo momento di grandi trasformazioni si verificarono cambi anche nel culto, ora rivolto a Minerva.